A un primo esame, il paesaggio toscano sembra fuori dal tempo: borghi centenari arroccati su dolci colline, dove si producono i migliori vini e oli di oliva con tecniche che risalgono a secoli fa e dove vigne e oliveti sono stati tramandati da una generazione all’altra delle stesse famiglie per centinaia di anni.
Ma anche in questo mondo incantato, la modernità fa capolino e porta con sé minacce e nuove opportunità. Le tensioni geopolitiche globali sono una fonte di incertezza per le esportazioni, il cambiamento climatico crea nuovi rischi per le comunità agricole, l’intelligenza artificiale (IA) promette di trasformare i modelli di business, l’evoluzione del quadro demografico sta mettendo in pericolo alcune delle aziende familiari multigenerazionali che hanno plasmato questi territori.
Ecco perché abbiamo scelto la Toscana per il nostro annuale LO Generations Summit, al quale hanno partecipato leader di imprese familiari, imprenditori, investitori e leader di pensiero del futuro nell’intento di riflettere sui cambiamenti epocali attualmente in atto a livello globale e analizzare come dovrebbero reagire gli investitori.
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In qualità di banca di proprietà privata con oltre 225 anni di storia e robusti legami familiari con i fondatori, Lombard Odier gode di una posizione ideale per affiancare imprenditori e imprese familiari nel viaggio attraverso l’attuale contesto economico e sociale in rapida evoluzione. Aprendo una serie di tavole rotonde di approfondimento sui temi del Summit, Samy Chaar, Chief Economist e CIO Svizzera presso Lombard Odier, ha iniziato esaminando il cambiamento globale dalla “liberalizzazione del commercio alla frammentazione”.
Gli investimenti diretti statunitensi in Cina, quale paese manifatturiero per eccellenza, sono completamente crollati. Il denaro, tuttavia, non scompare, ma si riorganizza
Il posto dell’Europa nel nuovo ordine mondiale
“Noi tutti siamo cresciuti in un mondo caratterizzato dalla liberalizzazione del commercio, dal libero scambio e dalla globalizzazione. Ma adesso viviamo in un mondo dominato dalla competizione strategica tra Cina e Stati Uniti e siamo tornati a una logica di blocco”, ha affermato Samy Chaar.
“Gli investimenti diretti statunitensi in Cina, quale paese manifatturiero per eccellenza, sono completamente crollati. Il denaro, tuttavia, non scompare, ma si riorganizza. Oggi gli Stati Uniti sono alla ricerca di altri paesi nei quali investire, così da potersi fabbricare ciò di cui hanno bisogno – India, Messico e Polonia.”
“In linea di principio, questa non è una novità, ma è esattamente quello che è accaduto nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, per cui possiamo imparare molto dal passato. Dopo la guerra, il Piano Marshall di ricostruzione dell’Europa aveva un valore attuale di 1’500 miliardi di dollari statunitensi. Mentre il mondo si sta frammentando, attualmente assistiamo a una forte espansione della spesa in conto capitale1 attuata dagli americani, con investimenti sia per il settore pubblico che per quello privato, con un valore doppio rispetto al Piano Marshall. Di fatto, per adeguarsi al nuovo mondo frammentato, gli americani stanno immettendo nel sistema l’equivalente di due piani Marshall.”
“Per ognuno dei blocchi, il gioco è ridurre il rischio rispetto all’altro blocco. Ciò vuol dire dipendere meno dalle esportazioni dell’altro blocco, voler mettere al sicuro le filiere produttive, volersi garantire le fonti di energia. E questo richiederà ingenti investimenti.”
Negli anni Ottanta del 1900… il PIL dell’Italia era lo stesso della Cina e dell’India messe insieme. Oggi la Cina e l’India rappresentano il 25% del PIL mondiale, dieci volte quello dell’Italia
Il professor Enrico Letta, ex premier italiano, presidente dell’Istituto Jacques Delors nonché impegnato nella presentazione del Rapporto sul futuro del Mercato Unico europeo commissionatogli dalla Commissione e dal Consiglio UE, ha richiamato l’attenzione sul fatto che, se da un lato gli Stati Uniti stanno osando oltre le loro possibilità, dall’altro l’Europa arranca.
“L’allarme rosso alle istituzioni europee è frutto del ritardo che abbiamo accumulato su molte questioni, non soltanto per quanto concerne gli Stati Uniti, ma anche per la Cina”, ha dichiarato il professor Letta. “Negli anni Ottanta, quando è stato creato il Mercato Unico europeo, il PIL dell’Italia era lo stesso della Cina e dell’India messe insieme. Oggi la Cina e l’India rappresentano il 25% del PIL mondiale, dieci volte quello dell’Italia.”
“La questione chiave è che, mentre noi crediamo che l’Europa sia un unico spazio economico, in realtà, sotto molti punti di vista, l’Europa è semplicemente un’espressione geografica. Affinché l’UE riacquisti il suo peso, è necessario portare a termine l’integrazione europea, soprattutto per quanto riguarda mercati finanziari, telecomunicazioni, difesa ed energia. Per noi europei, il vero problema è nella frammentazione di queste cose.”
Un’economia nata dalla natura, un mondo fatto di aria
Il professore ha tuttavia messo in guardia dalle difficoltà di carattere politico alle quali andrà incontro l’ulteriore integrazione, in parte a causa degli sforzi europei nell’ambito della sostenibilità ambientale, che hanno suscitato proteste e nazionalismi. “Non possiamo dire a centinaia di migliaia di lavoratori del settore automobilistico che questi sono i fatti e che non avranno più un lavoro. Non possiamo dire agli agricoltori che perderanno il 10% del loro reddito a causa della transizione verde. Tutto questo non agevolerebbe l’integrazione europea. Alcuni sono dell’idea di procrastinare. Personalmente non ritengo che sia l’approccio corretto. Per contro, dobbiamo trovare il modo di finanziare la transizione.”
Il problema derivante dalla mancata valorizzazione della natura è che stiamo facendo le spese della sua distruzione. Tutti i settori dell’economia dovranno sostenere questi costi
A tale appello ha fatto eco il Dott. Marc Palahí, Chief Nature Officer presso holistiQ Investment Partners. Dato l’aumento delle perdite economiche derivanti dal cambiamento climatico, quella di procrastinare non è un’opzione, ha affermato. “Le perdite assicurate globali degli ultimi cinque anni, frutto del degrado naturale che è scaturito dal cambiamento climatico, sono raddoppiate rispetto ai cinque anni precedenti. La nuova normalità è di oltre 100 miliardi di dollari statunitensi all’anno di perdite assicurate. Queste sono comunque soltanto le perdite assicurate, appunto, i costi totali sono molto più elevati. Il problema derivante dalla mancata valorizzazione della natura è che stiamo facendo le spese della sua distruzione. Tutti i settori dell’economia dovranno sostenere questi costi.”
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Comunque, ha continuato il Dott. Palahí, ci sono delle speranze. Investendo nella natura stessa, possiamo invertire l’andamento del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità, scoprendo al contempo un nuovo valore economico. Facciamo l’esempio della produzione alimentare, ha spiegato, e adottiamo un modello basato sulla natura, come l’agricoltura rigenerativa o l’agroforestazione: in tal modo potremmo ottenere un aumento della redditività fino al 35% a favore degli agricoltori, triplicare la valorizzazione dei terreni e, fondamentalmente, ridurre le perdite dovute a eventi idrici estremi. Se mettiamo al primo posto lo stato di salute dei terreni, gli attuali sistemi alimentari potrebbero persino trasformarsi da emittenti di CO2 a pozzi netti di assorbimento del carbonio.
In tutti i settori, ha aggiunto, i grandi marchi saranno sempre alla ricerca di prodotti ottenuti nel rispetto della natura. “Per cui, concludendo”, ha terminato, “sono assolutamente fiducioso che la domanda di beni basati sulla natura, di soluzioni [climatiche] basate sulla natura e di filiere del valore basate sulla natura supererà di gran lunga l’offerta.”
Nicholas Flanders, cofondatore e CEO di Twelve, società californiana operante nella trasformazione della CO2, ha messo in evidenza il potenziale della tecnologia di ottimizzare le soluzioni climatiche basate sulla natura, nonché l’enorme opportunità che ne scaturisce per gli investitori. Oggi Twelve, ha spiegato, possiede il potenziale per utilizzare il carbonio catturato per produrre combustibili per velivoli, riducendo le emissioni fino al 90%2, con partnership del valore di centinaia di milioni di dollari organizzate con Microsoft, Alaska Airlines e IAG. Twelve sta anche sostituendo il petrolio come input per numerosi materiali di uso quotidiano e ha comprovato la propria tecnologia realizzando i primi occhiali da sole e componenti automotive CO₂Made®.
Cosa accadrebbe se invece potessimo trasformare la CO₂ catturata in prodotti utili? Questo è il significato della trasformazione del carbonio. La nostra missione è costruire un mondo fatto di aria
“Il carbonio non è un nostro nemico, è il modo in cui lo utilizziamo a penalizzarci”, ha detto. “Avete probabilmente sentito parlare della cattura e dello stoccaggio del carbonio. È il processo con il quale si cattura la CO₂, ma poi cosa ne facciamo? Se la seppelliamo sottoterra risolviamo il problema delle emissioni, ma non creiamo alcun nuovo valore. Cosa accadrebbe se invece potessimo trasformare la CO₂ catturata in prodotti utili? Questo è il significato della trasformazione del carbonio. La nostra missione è costruire un mondo fatto di aria.”
L’IA libera nuovo potenziale di creatività
La centralità della tecnologia è poi stata il tema chiave dell’intervento di Sofia Crespo, un’artista neurale le cui opere digitali dirompenti sono state esposte in Times Square a New York e al Centro Pompidou di Parigi. Per rispondere alla domanda “L’Intelligenza artificiale (IA) è una minaccia o un’opportunità?”, Sofia Crespo ha illustrato il modo in cui si è avvalsa dell’IA per produrre arte tratta da megadati, sprigionando un potenziale creativo altrimenti impensabile.
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“Per me l’IA è uno strumento per estrarre i modelli dai megadati”, ha affermato. “Per quanto mi riguarda ho dei limiti nell’immaginare le cose. Tali limiti si basano sulla mia capacità di percezione nell’arco della vita, un po’ come un mio set di dati personali. Adesso abbiamo megadati e IA.”
Tuttavia, parlando dell’importanza di utilizzare l’IA come complemento agli esseri umani piuttosto che come una sostituzione, ha detto che “l’IA non è quel genere di cosa che si può utilizzare con un clic ed è fatto. La cosa importante è dialogarci. Le nuove tecnologie emergenti cambieranno il nostro modo di percepire la realtà che ci circonda.”
Come per molti comparti industriali e settori, ha proseguito, l’IA sta già trasformando anche il mondo dell’arte. “Quello che vedo è che le istituzioni stanno lentamente iniziando ad adottare l’arte digitale. A volte lo fanno silenziosamente, così non sono in molti a sapere che ciò sta accadendo. Il Centro Pompidou, ad esempio, ha appena aggiunto token non fungibili (non-fungible token, NFT) alla propria collezione. Anche se tutto ciò non è oggetto di grande divulgazione, le istituzioni lo stanno facendo e, facendolo, stanno legittimando l’arte con l’IA.”
Nel caso di un’attività che esiste da molto tempo, si direbbe che il suo principale valore sia la tradizione. La verità è che per stare nel mercato è necessario fare innovazione
Imprese familiari: la tradizione incontra l’innovazione
Claudio Stefano Giusti, CEO e proprietario di Acetaia Giusti, uno dei più antichi produttori di aceto balsamico, ha anch’esso enfatizzato l’importanza di accogliere il cambiamento. Raggiunto sul palco da Marie-Christine von Pezold, Director Family Business Network Switzerland, ha spiegato come ha preso la società Giusti, con ben 419 anni di storia alle spalle e oggi alla sua 17a generazione di proprietà familiare, e l’ha portata a realizzare un fatturato di 20 milioni di euro in appena due decenni, partendo da un fatturato iniziale di 1,7 milioni di euro, e una presenza in 80 paesi.
Proprio come la filosofia di Lombard Odier – rethink everything® – Claudio Giusti ha spiegato che il successo di lungo termine di un’impresa familiare è sinonimo della capacità costante di innovare. “La longevità va di pari passo con l’innovazione. Nel caso di un’attività che esiste da molto tempo, si direbbe che il suo principale valore sia la tradizione. La verità è che per stare nel mercato è necessario fare innovazione. Un altro fattore importante sono le persone. Per fare la differenza occorre mettere al centro la persona, che è poi il fine ultimo di ogni nostra azione. Se invitiamo la prossima generazione a collaborare, le cose cambieranno.”
Quando le tavole rotonde sono giunte al termine, Xavier Bonna, figlio dell’ex Managing Partner di Lombard Odier ed egli stesso futuro Managing Partner, ha riassunto l’importanza di mettere l’accento sulla prossima generazione. “Ci tramandiamo le chiavi del successo di generazione in generazione. È a questa eredità che attribuiamo un valore autentico.”
Tuttavia, ha aggiunto, “non si tratta soltanto di mantenere viva la tradizione, ma anche di costruire un futuro sostenibile. Ogni generazione porta con sé le proprie idee ed esperienze e concorre all’apprendimento reciproco. Per Lombard Odier questo fa parte della propria filosofia ed è il segreto della nostra longevità. Riflettiamo costantemente sul mondo che ci circonda.”
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