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Fichi, lupi e stelle marine: il potere rigenerativo dell’economia delle specie chiave

Nel corso di milioni di anni gli alberi di fico hanno plasmato il nostro mondo, influenzato la nostra evoluzione, nutrito il nostro corpo e alimentato la nostra immaginazione. I fichi potrebbero aiutarci a ripristinare le foreste pluviali, arrestare la perdita di specie selvatiche e perfino arginare il cambiamento climatico.

Mike Shanahan – Gods, Wasps and Stranglers: The Secret History and Redemptive Future Of Fig Trees

“I fichi potrebbero creare un intero bosco da soli” scrisse il botanico Edred John Henry Corner, dopo aver dedicato anni allo studio degli alberi di fico presso i giardini botanici di Singapore negli anni ’30 e ’40. Cinquant’anni dopo, il biologo Steve Elliott verificò questa tesi nel parco nazionale tailandese Doi Suthep-Pui.

Dopo decenni di disboscamento effettuato per convertire terreni all’agricoltura, un quinto del parco era ormai privo di alberi e ogni tentativo della popolazione locale di ripristinare la foresta perduta finiva per fallire. Elliott adottò quindi un approccio rivoluzionario per l’epoca, il “metodo delle specie framework”, piantando insieme piante pioniere e piante climax nell’intento di accelerare la successione ecologica naturale.

I fichi dimostrarono le loro capacità fuori dal comune: delle otto specie di alberi che resistettero meglio tra quelle piantate nella seconda fase della riforestazione, cinque erano fichi, e una in particolare “ha prodotto frutti quasi continuamente fin dal momento in cui è stata piantata”, mentre la maggior parte delle altre specie iniziò a dare frutti dopo almeno due anni e mezzo.1

I fichi potrebbero aiutarci a ripristinare le foreste pluviali, arrestare la perdita di specie selvatiche e perfino arginare il cambiamento climatico

Il risultato è stato spettacolare. Dopo due anni si era già pressoché formata una nuova volta di fogliame, che dava ombra sufficiente a eliminare le piante infestanti e copriva il suolo di resti di foglie in grado di favorire la crescita di nuovi alberi. Dopo otto anni il numero di specie di volatili che popolavano la zona era triplicato ed erano nate altre 73 specie di alberi autoctoni, i cui semi venivano dispersi dagli animali attratti dal nuovo bosco.

Dopo 21 anni il bosco aveva raggiunto la maturità, immagazzinando una quantità di anidride carbonica quasi pari a quella di una foresta antica.2 Secondo il biologo australiano Nigel Tucker, che ha concepito il metodo delle specie framework mentre lavorava al ripristino dei boschi nel Queensland, in Australia, perché la riforestazione abbia successo un albero piantato ogni cinque dovrebbe essere di fico.3

Leggi anche: Dalle ceneri alla speranza: riportare alla luce l’antico valore delle foreste

 

L’albero di fico magico

L’albero più famoso del mondo è il fico. L’albero della bodhi, della specie Ficus religiosa (ovvero “fico sacro”), ha dato riparo al Buddha durante 49 giorni consecutivi di meditazione, al termine dei quali si dice che abbia raggiunto l’illuminazione spirituale. 2’500 anni dopo, un discendente diretto di quell’albero nel tempio di Mahabodhi è meta di pellegrinaggio per i buddisti di tutto il mondo.

Nelle religioni abramitiche, le prime persone sulla Terra si coprivano con foglie di fico; gli antichi greci credevano che i fichi fossero un dono degli dei; per i romani, la cesta in cui Romolo e Remo furono trasportati lungo il Tevere venne fermata dalle radici di un albero di fico. Molte comunità indigene considerano il fico “l’albero del mondo”, che sale fino al cielo e permette a Dio di comunicare con il suo popolo. Secondo altre credenze, gli alberi di fico sono essi stessi dei o simboleggiano il nutrimento divino.

Oggi la scienza ci spiega perché questi alberi siano sempre stati ritenuti sacri. Il genere Ficus è piuttosto insolito. Può avere una crescita straordinaria, grazie alle radici possenti capaci di rompere la roccia, stabilizzare il terreno e trovare acqua anche nelle stagioni asciutte. Molte delle 750 specie conosciute producono “frutti” diverse volte l’anno (anche se i fichi non sono propriamente frutti, bensì infruttescenze), fornendo alimento quando altre piante sono a riposo. Per questo motivo il fico è una calamita di biodiversità: nel complesso, oltre 1’200 specie di uccelli e mammiferi si nutrono di fichi più che di qualsiasi altro frutto.4

In un paesaggio arido, bastano pochi alberi di fico per creare un’esplosione di nuove piante e animali

 

Ma l’albero di fico non domina il proprio ambiente. Invece, attira così tanti animali che disperdono semi (e spesso arrivano al fico dopo aver mangiato i frutti di altri alberi a chilometri di distanza) che offre ad altre specie di piante l’opportunità di riprodursi. In un paesaggio arido, bastano pochi alberi di fico per creare un’esplosione di nuove piante e animali. Nel 1986 il professor John Terborgh teorizzava che l’importanza del fico nel bacino amazzonico del Perù è tale che senza questo albero l’intero ecosistema potrebbe venire meno.5 Secondo Daniel Kissling, professore associato di biodiversità quantitativa presso l’università di Amsterdam, l’albero di fico è “una specie chiave su scala continentale”.6

 

Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri

La natura può contare anche su altre specie chiave. Nel 1963 l’ecologo statunitense Robert Paine iniziò un esperimento pluriennale che finì per stravolgere il campo degli studi ambientali.7 Paine eliminò ogni singolo esemplare di stella marina, un predatore che si nutre principalmente di cozze e cirripedi, da una zona intertidale ad alta diversità ecologica presso Makah Bay, Washington. Nel giro di un anno il numero totale di specie ospitate negli 8 metri di costa oggetto dell’esperimento era diminuito da 15 a 8 e dopo altri sei anni erano rimaste solo le cozze.

Paine ha controllato lo studio eliminando altre specie dall’ambiente, ma nessuna ha avuto un impatto significativo. L’ecologo giunse così alla conclusione che la stella marina fosse una specie chiave: tenendo sotto controllo la popolazione di cozze, permetteva ad altre specie di proliferare creando un ecosistema vario e vivace. “Tutti gli animali sono uguali”, disse “ma alcuni sono più uguali degli altri”.

Architetti di ecosistemi

Un esempio ancora più spettacolare di specie chiave si può osservare nel parco nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti. Nel 1995 sono stati reintrodotti i lupi a Yellowstone, più di 50 anni dopo la loro scomparsa dal parco a causa della caccia.8 Nonostante il numero ridotto di esemplari (nel parco ne furono liberati solo 31 e ancora oggi non arrivano a 100)9, i lupi hanno modificato drasticamente il carattere dell’ecosistema locale. Creando quello che è stato definito un “clima di paura” hanno spinto ai margini del parco la popolazione di alci e coyote, che fino a quel momento si erano mossi liberamente sull’intero territorio.

Come il fico, anche il lupo è un architetto di ecosistemi su vasta scala

 

Il minor numero di alci, che si cibano di piante, e di coyote, che si nutrono di piccoli mammiferi che disperdono semi (come i topi) e di uccelli che nidificano a terra, ha favorito la ricrescita di alcune specie di alberi e cespugli. Sulle rive del fiume Yellowstone sono riapparsi i salici piangenti. I castori hanno fatto ritorno (con un aumento della popolazione di nove volte in appena 15 anni) e le nuove dighe che hanno costruito hanno creato l’habitat ideale per uccelli acquatici, pesci e anfibi. Le falde acquifere si sono ricaricate e perfino il corso del fiume Yellowstone si è modificato.

Come il fico, anche il lupo è un architetto di ecosistemi su vasta scala.

 

L’economia delle specie chiave

Proteggere le specie chiave della natura ripaga. Il costo della reintroduzione dei lupi nel parco naturale di Yellowstone (una spesa iniziale di 30 milioni di dollari)10 è stato ampiamente ripagato; ogni anno gli Stati dell’Idaho, del Montana e del Wyoming percepiscono entrate turistiche per 35 milioni di dollari ascrivibili unicamente all’osservazione del lupo nel parco di Yellowstone.11

Benefici simili sul piano dell’ecoturismo si sono registrati in Costa Rica, che a detta di molti detiene il primato per il progetto di riforestazione nazionale più riuscito del mondo. L’albero di fico è ritenuto così importante per il rimboschimento del paese che vengono piantati “alberi di fico istantanei” (talee di 3,5 metri prelevate da alberi già consolidati) in aree degradate per accelerare la ripresa dell’ecosistema.12 Ogni anno il Costa Rica accoglie tre milioni di turisti, che portano quattro miliardi di dollari (8% del PIL) nelle casse dello Stato, e oltre il 60% dei visitatori afferma di aver scelto il paese per il suo ambiente naturale e la sua fauna unici al mondo.13

Dato che contribuiscono a trasformare le fonti di carbonio in pozzi di assorbimento, le specie chiave possono anche svolgere un ruolo di primo piano per lo sviluppo dei mercati del carbonio in rapida crescita

 

Dato che contribuiscono a trasformare le fonti di carbonio (paesaggi degradati che sono diventati emittenti su base netta) in pozzi di assorbimento, le specie chiave possono anche svolgere un ruolo di primo piano per lo sviluppo dei mercati del carbonio in rapida crescita. Tornando al parco tailandese Doi Suthep-Pui, Steve Elliott ha calcolato che il valore di mercato del carbonio assorbito dall’area ripristinata è quasi il triplo di quello dei campi di mais per creare i quali era stata disboscata la zona.14

 

Investire nella natura

Dal punto di vista degli investitori i mercati del carbonio offrono un’opportunità unica di investire nella natura. Questi mercati sono ancora in fase iniziale, ma negli ultimi cinque anni hanno registrato una forte crescita e vanno incontro a un’ulteriore accelerazione. Secondo un recente studio del Boston Consulting Group, il valore totale dei mercati del carbonio potrebbe aumentare anche di sei volte entro il 2030. Per raggiungere i nostri obiettivi di sostenibilità, il prezzo del carbonio dovrà quintuplicarsi nei prossimi anni.

Questa prospettiva comporta numerosi benefici per i portafogli. In molti casi i mercati del carbonio includono meccanismi appositi di protezione contro l’inflazione. Inoltre, apportano diversificazione ai portafogli (con una bassa correlazione con altre classi di attivi) e rappresentano un’efficace copertura contro il rischio climatico. Allo stesso tempo, gli investitori che contribuiscono alla liquidità e alla crescita dei mercati del carbonio collaborano alla transizione a un’economia sostenibile in cui la crescita diventa indipendente dalle emissioni (tra il 2005 e il 2019 il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE ha ridotto le emissioni nella regione del 35%15 a fronte di una crescita del PIL del 42% nello stesso periodo).

Le soluzioni basate sulla natura che investono nella transizione dei terreni degradati e deprezzati per una produzione di materie prime più rigenerativa e resiliente offrono non solo un premio significativo per gli investitori

Leggi anche: Explaining carbon markets and the investment opportunity

Nei prossimi decenni i mercati del carbonio saranno solo uno dei tanti modi per investire nella natura, il motore dell’economia globale. Gli investimenti nel carbonio tenderanno a confluire con altre opportunità: i paesaggi ripristinati costituiranno sempre più spesso la base dei crediti di carbonio e al tempo stesso genereranno reddito da ecoturismo, agricoltura rigenerativa o bioeconomia circolare. Di fatto, investire in attivi reali ci consentirà di compiere la transizione verso una catena del valore più rigenerativa e di veder emergere nuovi modelli di business. Le soluzioni basate sulla natura che investono nella transizione dei terreni degradati e deprezzati per una produzione di materie prime più rigenerativa e resiliente offrono non solo un premio significativo per gli investitori, ma anche un’efficace mitigazione dei rischi.

E al centro di tutto ci saranno le specie chiave della natura, chiamate a ripristinare ecosistemi perduti e conservare la biodiversità in pericolo.


 

Selecting framework tree species for restoring seasonally dry tropical forests in northern Thailand based on field performance – ScienceDirect
2 https://www.forru.org/about/history
Gods, Wasps and Stranglers: The Secret History and Redemptive Future of Fig Trees, Mike Shanahan
Idem
Identifying keystone plant resources in an Amazonian forest using a long-term fruit-fall record on JSTOR
Food plant diversity as broad-scale determinant of avian frugivore richness – PMC (nih.gov)
The Man Whose Dynasty Changed Ecology – Scientific American; The Nature Of Nature, Enric Sala
How Wolves Change Rivers – YouTube
Yellowstone Wolf Project Reports – Yellowstone National Park (U.S. National Park Service) (nps.gov)
10 A rewilding triumph: wolves help to reverse Yellowstone degradation | Wildlife | The Guardian
11 Implications of Harvest on the Boundaries of Protected Areas for Large Carnivore Viewing Opportunities | PLOS ONE
12 How to grow instant fig trees to restore rain forests in Costa Rica | Natural History of Ecological Restoration (wordpress.com)
13 How Costa Rica Reversed Deforestation and Became an Environmental Model | Earth.Org
14 https://www.forru.org/about/history
15 The EU Emissions Trading System in 2020: trends and projections — European Environment Agency (europa.eu)

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